I 4 + 1 motivi che mi avevano tenuto lontano da Bitcoin

Bitcoin, la criptovaluta inventata nel 2009 da Satoshi Nakamoto (chiunque egli/loro sia/siano), sta facendo registrare nuovi massimi storici e, com’è normale che sia, è tornato prepotentemente sotto i riflettori.

Dopo averlo snobbato insieme a tutto il mondo crypto, dalla primavera del 2019 ho iniziato a investirci qualcosina con la strategia del Dollar Cost Average.

In questo articolo voglio spiegarti i motivi del mio iniziale atteggiamento di diffidenza e perché in seguito ho cambiato idea.

Che cos’è il Bitcoin

Bitcoin è un sistema di pagamento elettronico completamente decentralizzato. Questo grazie a un network, ovvero a una rete peer-to-peer, libera da controlli di istituzioni o singoli individui.

La rete dei “miners”, ossia coloro che coniano i Bitcoin, è responsabile anche di controllare la regolarità di tutte le transazioni che avvengono a livello mondiale.

Per poter essere confermate, le transazioni devono essere incluse nei blocchi, che a loro volta formano la blockchain. Grazie a delle regole crittografiche molto complesse, nessuno è in grado di modificare le informazioni contenute nei blocchi precedentemente formati; ciò garantisce l’integrità della “catena”.

Per il loro lavoro, i miners vengono ricompensati con dei bitcoin.

Se vuoi saperne di più sui meccanismi di funzionamento del Bitcoin, ti consiglio di leggere il “whitepaper”. Puoi scaricare la versione italiana cliccando QUI.

I 4 + 1 motivi che mi avevano tenuto lontano da Bitcoin

Dopo la spiegazione decisamente terra terra che ti ho proposto nel paragrafo precedente, passo ora ad elencarti i 4 + 1 motivi che mi avevano tenuto lontano da Bitcoin fino ai primi mesi del 2019.

  • Bitcoin è una bolla.
  • Bitcoin non ha un sottostante.
  • Bitcoin è troppo volatile.
  • I governi non permetteranno a una valuta decentralizzata di avere vita facile.
  • Bitcoin è un sistema di pagamento poco scalabile (questo è il motivo “+ 1”, ovvero quello meno importante nella mia visione delle cose).

Passiamo ad analizzare questi 4 + 1 motivi uno per uno.

Bitcoin è una bolla

Osservando un grafico di Bitcoin saltano subito all’occhio un paio di situazioni che hanno tutta l’aria di sembrare la descrizione perfetta del concetto di bolla finanziaria.

Mi riferisco al picco fatto registrare a fine 2017 … e a quello attuale.

Osservando il grafico più attentamente, però, si scorgono almeno un altro paio di bolle nella sia pur breve storia del Bitcoin.

Nell’aprile del 2013, Bitcoin toccò i 250 dollari, per poi tornare repentinamente a 45. Nel mese di novembre dello stesso anno violò quota 1.000 dollari, per poi crollare sotto i 200.

Insomma, l’andamento grafico del Bitcoin mi aveva tenuto lontano perché temevo che si trattasse effettivamente di una bolla pronta a scoppiare da un momento all’altro.

Perché ho cambiato idea?

Con una parola che va abbastanza di moda, ti direi per via della sua resilienza. Entrando più nello specifico, ho notato una certa ciclicità nell’andamento della quotazione di Bitcoin. Una ciclicità legata a doppio filo al fenomeno dell’halving.

Che cos’è l’halving?

Per volere del suo creatore, i Bitcoin coniati non potranno essere più di 21 milioni.

Come detto, i Bitcoin vengono creati (minati) tramite i blocchi. Per creare un blocco occorrono circa 10 minuti. Da protocollo, ogni 210mila blocchi creati la fornitura di nuovi Bitcoin deve dimezzarsi. L’halving – dimezzamento – avviene quindi ogni quattro anni (il tempo necessario per creare i 210mila blocchi).

Il primo halving avvenne del 2012, quando si passò da 50 a 25 Bitcoin coniati per ogni blocco. Nel 2016 c’è stato il secondo, che ha portato il numero di Bitcoin a 12,5 per blocco, e nel maggio del 2020 il terzo che ha portato a 6,25 il numero di nuovi Bitcoin generati per blocco.

Questo dimezzamento ciclico, farà sì che il 21milionesimo ed ultimo Bitcoin verrà coniato nel 2040.

Come puoi vedere dal grafico in alto, ad ogni halving, corrisponde un ciclo rialzista. Considera che la scala è logaritmica, quindi il grafico risulta “schiacciato”. I pallini rossi corrispondono alle prime fasi dopo l’halving, quelli blu la fine del ciclo e l’imminenza del prossimo.

Durante il primo ciclo (dal lancio al primo halving) Bitcoin è passato da 0 a 20 dollari, nel secondo ha avuto un incremento di circa 50 volte, arrivando a 1.000 dollari. Nel corso del terzo ciclo è cresciuto di 20 volte, arrivando a sfiorare i 20.000 dollari nel 2017.

Adesso siamo nel quarto ciclo: dove arriverà il Bitcoin? Nessuno lo sa, di certo ha già fatto registrare nuovi massimi storici.

Bitcoin non ha un sottostante

Su questo non ci sono dubbi, Bitcoin non è come un titolo azionario o una materia prima, il sottostante non c’è.

Tuttavia…

“Come esperimento mentale, immagina che ci fosse un metallo di base scarso come l’oro ma con le seguenti proprietà:
di colore gricio noioso;
non un buon conduttore di elettricità;
non particolarmente forte, ma nemmeno duttile o facilmente malleabile;
non utile per nessuno scopo pratico od ornamentale;

e una speciale proprietà maginca:
può essere trasportato su un canale di comunicazione. Se in qualche modo acquista un valore per qualsiasi motivo, chiunque volesse trasferire ricchezza a lunga distanza potrebbe compranre un po’, trasmetterlo e chiedere al destinatario di venderlo.”

Tuttavia, facendo ricerche, ho trovato questa citazione di Satoshi Nakamoto risalente al 2010.

Bitcoin oro digitale?

L’oro è da sempre considerato una riserva di valore.

Certo, in passato veniva comunemente usato per comprare le merci, ma da ormai molti anni le monete d’oro vengono detenute esclusivamente a scopo di investimento (o collezionismo).

Proprio come l’oro, il Bitcoin è scarso – come detto prima, l’ultimo Bitcoin verrà coniato nel 2040 e a quel punto al mondo ce ne saranno “solo” 21 milioni.

Al contrario dell’oro, però, la moneta digitale non presenta problemi di trasporto e stoccaggio.

Pensa alla differenza, in termini di preoccupazioni logistiche, tra il movimentare 1 milione di euro in oro o in Bitcoin. Nel primo caso dovresti pianificare trasporto, sicurezza dello stesso e, in ogni caso, ti ci vorrebbe molto più tempo di quanto te ne servirebbe per spostare la stessa quantità di euro in Bitcoin – qualche clic sulla tastiera del tuo PC o un paio di tap sullo schermo del tuo telefono.

In termini di riserva di valore, la differenza tra Bitcoin e le altre migliaia di criptovalute sta tutta nella sua maggiore sicurezza. La rete Bitcoin non è la più veloce, non è la migliore in termini di privacy e neanche la più intelligente per consentire applicazioni tecnologiche in svariati settori. Però la rete Bitcoin è la meno attaccabile dai malintenzionati.

La quantità di potenza di calcolo – con relativa spesa – che ci vorrebbe per attaccare con successo la rete è talmente elevata che il gioco non varrebbe la candela.

Insomma, è corretto affermare che Bitcoin non ha un vero e proprio sottostante, ma ha tutte le caratteristiche per diventare la riserva di valore del futuro.

Bitcoin è troppo volatile

Data la sua volatilità, come si fa a pensare di utilizzare Bitcoin come moneta per acquistare beni o servizi? Il suo valore può aumentare o diminuire del 100% in poche ore!

Questa altissima volatilità potrebbe contrastare anche con quanto affermato nel paragrafo precedente: un bene che subisce variazioni di prezzo così repentine può essere considerato una riserva di valore?

Questo è il motivo per il quale ne ho parlato al futuro. Il fatto è che senza tanta volatilità, la capitalizzazione di Bitcoin non sarebbe potuta passare da zero agli oltre 36 miliardi di dollari attuali in soli 12 anni.

Se Bitcoin vuole continuare ad apprezzarsi, ha bisogno di tanta volatilità. In altre parole: ha bisogno della componente speculativa che migliaia di trader in tutto il mondo gli assicurano su base quotidiana.

– volat

L’alta volatilità mi aveva tenuto a lungo lontano da Bitcoin: temevo di perdere il 50% o il 70% del mio investimento nel giro di pochi giorni. Oggi, sebbene il rischio che ciò accada è ancora presente, ritengo che i continui ingressi in Bitcoin di grandi aziende, fondi e persino banche ne aumenteranno sempre più la resilienza abbassandone contestualmente la volatilità (il volatility index in alto sembra confermare tale asserzione. In azzurro la volatilità a 30 giorni, in nero quella a 60).

Ovvio, non ha alcun senso investire in Bitcoin per il breve periodo. E neanche farlo esponendosi troppo. Ritengo, però, che una piccola posizione possa giovare al proprio portafoglio.

I governi non staranno a guardare

Il fatto che Bitcoin si basi sulla decentralizzazione fa in modo che non possa essere controllato dalle grandi istituzioni – pubbliche o private che siano.

La domanda che mi sono posto per anni è stata: “Possibile che i governi se ne stiano con le mani in mano?”

Se ci voltiamo un po’ indietro a guardare la storia recente, vediamo che gli Stati Uniti resero illegale per propri cittadini possedere oro dal 1933 al 1970 – se non in piccole quantità (per gioielli e collezionismo).

All’epoca il valore del dollaro era legato all’oro, per tanto il governo voleva possedere la maggior parte dell’oro circolante e limitare l’accumulo da parte dei privati cittadini.

Perché ho cambiato idea su un possibile intervento governativo contro Bitcoin?

Ho cambiato idea per due ragioni in particolare:

  1. difficoltà pratiche;
  2. diffusione.

Già all’epoca, gli USA ebbero molte difficoltà a confiscare l’oro dei propri cittadini. Benché il possesso nel metallo prezioso fosse vietato oltre una certa quantità, furono davvero pochissimi i provvedimenti contro chi aveva violato quella legge.

Il motivo è ovvio: non era per niente facile scoprire chi nascondeva più oro di quanto potesse detenere.

Nel caso del Bitcoin, a questo elemento si aggiungerebbe la crittografia. In teoria i governi potrebbero emanare dei provvedimenti di confisca, ma mai come in questo caso tra la teoria e la pratica ci sarebbe di mezzo uno sterminato oceano.

E poi c’è la diffusione sempre più ampia e che incomincia a coinvolgere degli attori “particolari”.

Ad oggi vi sono delle società quotate in borsa che detengono Bitcoin (ad esempio Square e MicroStrategy), poi ci sono altre società private non quotate e fondi che già ne hanno parecchi in pancia. Inoltre, grossi e famosi investitori, come per esempio Paul Tudor Jones, ne hanno acquistati; infine, incominciano ad investirci anche dei politici (come la senatrice Cynthia Lummis).

Questi elementi, uniti al sempre crescente coinvolgimento di società di brokeraggio o servizi di pagamento come PayPal, hanno ridotto praticamente a zero le mie preoccupazioni relative ad un possibile intervento governativo contro il Bitcoin.

Più aumenta la diffusione “istituzionale” e meno probabile diventa limitarne la diffusione/detenzione. Politicamente sarebbe un suicidio.

Bitcoin è un sistema di pagamento poco scalabile

Eccoci giunti all’ultimo dei 4 + 1 motivi che mi avevano tenuto lontano da Bitcoin, il “+ 1”; ovvero la sua scarsa scalabilità come sistema di pagamento.

La velocità nell’eseguire i pagamenti di sistemi come MasterCard o Visa è nettamente superiore a quella di Bitcoin. Le transazioni al minuto possibili permesse dalla rete Bitcoin sono troppo poche per pensare che un giorno si potrà utilizzare tale rete per tutte le spese quotidiane (caffè al bar, pedaggio autostradale, ecc).

In effetti, questa constatazione aveva portato nel 2017 alla creazione di Bitcoin Cash. I sostenitori di Bitcoin Cash si proponevano di aumentare le dimensioni del singolo blocco in modo tale da consentire un numero maggiore di transazioni.

Sicurezza, decentralizzazione e velocità sono i tre elementi principali con i quali deve confrontarsi qualsiasi sistema di pagamento. Difficile, se non impossibile, essere al top in tutte e tre queste caratteristiche.

MasterCard e Visa hanno ovviamente puntato sulla velocità di esecuzione dei pagamenti e sulla sicurezza, rinunciando completamente alla decentralizzazione.

Bitcoin Cash, come accennato, ha puntato sull’aumento della velocità tramite l’implementazione di nodi più capienti. Per fare ciò, però, ha dovuto cedere un pezzo di sicurezza e di decentralizzazione.

Bitcoin, invece, ha puntato tutto sulla decentralizzazione e sulla sicurezza della rete, per tanto ha dovuto rinunciare a qualcosa in termini di velocità.

Si tratta di scelte strategiche (e forse anche un po’ filosofiche) che tuttavia non tagliano fuori del tutto Bitcoin dalla “guerra” delle transazioni.

Tanto per fare un esempio, pur con la sua non eccellente velocità, considerando tempi che richiedono i normali bonifici, Bitcoin può certamente competere con le banche.

Sebbene la rete Bitcoin non si presti alle piccole transazioni, non c’è ragione per credere che non possa fare egregiamente il suo lavoro nel caso di passaggi di denaro più cospicui. La bassa velocità rispetto ad altri sistemi di pagamento, infatti, non ha nulla a che con l’entità della transazione.

Visto in quest’ottica, non è del tutto vero che Bitcoin sia un sistema di pagamento poco scalabile.

Conviene iniziare ad accumulare Bitcoin adesso?

Se sei arrivato a leggere fin qui, conosci quali sono stati i 4 + 1 motivi che mi avevano tenuto lontano da Bitcoin fino alla primavera del 2019.

Avendo confutato in tutto o in parte quelle preoccupazioni, ho deciso di dedicare a Bitcoin una piccola porzione del mio portafoglio. L’ho fatto con il metodo del dollar cost average (DCA), che mi ha permesso di tenermi al riparo dai sempre possibili “crolli” della creatura di Satoshi Nakamoto e mi ha liberato dalla tentazione di provare a cronometrare il mercato.

In effetti, l’elevata volatilità di cui abbiamo parlato, rende l’acquisto di Bitcoin per mezzo del DCA la soluzione da preferire senza alcun dubbio.

Conviene iniziare ad accumulare Bitcoin adesso?

Personalmente ho raggiunto la quota che mi ero prefissato – potrei effettuare qualche altro acquisto solo in caso di crolli molto profondi.

La storia del prezzo di Bitcoin ci dice che con il DCA, sul lungo periodo, i risultati sono (quasi) sempre positivi. Puoi sbizzarriti tu stesso a valutare ciò tramite questo calcolatore.

La cosa importante che devi sempre tenere presente è che investire in Bitcoin comporta dei rischi – nonostante in questo articolo ne abbia sfatati o ridimensionati alcuni dei più rilevanti.

Per tanto, l’unico consiglio che mi sento di darti è quello di non farti prendere dall’entusiasmo provocato dagli ultimi rialzi e di considerare Bitcoin come una piccola porzione del tuo portafoglio.

Ciò ti permetterà di ottenerne dei probabili benefici sul lungo periodo senza esporti a rischi eccessivi, e senza toglierti il sonno la notte quando ci sarà il prossimo -30% in due ore.


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