Reddito passivo tra mito e realtà

Il reddito passivo è un argometo che chiunque desideri raggiungere l’indipendenza economica, si troverà a dover affrontare.

Di primo acchito, le entrate automaticche (il non plus ultra del reddito passivo) potrebbero far pensare a dei soldi che arrivano come per magia, ossia senza fare niente. Purtroppo non è così: è vero l’esatto contrario.

Il reddito passivo non è per i passivi

Spero sinceramente di non averti deluso, ma il motivo principale per il quale molte persone non riescono a sviluppare entrate passive dopo aver fatto ricerche su ricerche, è proprio questo: il reddito passivo non è per i passivi, per i pigri e per chi, come si sul dire in modo un po’ colorato, non ha voglia di farsi il mazzo.

Potresti chiedermi come mai si definiscano “passive” se bisogna darsi tanto da fare per costruirle; ebbene, nel caso, la risposta sarebbe che tali entrate non nascono passive ma lo diventano col tempo.

Vale la pena darsi tanto da fare per svilupparne una?

Se il tuo obiettivo è migliorare la tua condizione finanziaria futura, la risposta non può che essere una: Sì, vale decisamente la pena.

Il perché ti sarà chiaro dopo aver capito che cosa differenzia un reddito passivo da un reddito attivo.

Il reddito attivo

Il reddito attivo è il classico stipendio o, per un libero professionista, la parcella; o ancora, per un commerciante, il ricavato di una vendita.

Si tratta, dunque, di una compensazione immediata (o quasi: so bene che non tutti pagano subito, ma magari a 60 o 90 giorni … o ancora più in là se il tuo committente è la pubblica amministrazione; il concetto, però, non cambia).

reddito passivo entrata attiva


Si tratta di offrire la propria prestazione d’opera, o le proprie competenze, o un bene, in cambio di denaro. Riferendoci ai
quadranti del cashflow, ci troviamo nei due quadranti di sinistra: il D dei dipendenti e l’A degli autonomi; quelli dai quali è impossibile raggiungere la libertà finanziaria.

Il perché è evidente: guadagno finché lavoro, appena smetto non guadagno più; il flusso di cassa si interrompe.

Il reddito passivo

Il reddito passivo, al contrario, una volta sviluppato è in grado di produrre denaro senza che io debba intervenire continuamente.

Come detto, l’aspetto negativo – se così vogliamo definirlo – è che per costruirlo mi devo dare molto da fare sia in termini di tempo che, a volte, di investimenti.

L’entrate generata da un appartamento dato in locazione, ad esempio, può definirsi passiva. A meno che l’inquilino non sia un rompiscatole di livello mondiale, non dovrò fare quasi niente per intascarla ma, come è ovvio, ho dovuto acquistare l’immobile, sborsando una somma di denaro non indifferente.

Le royalties sulla vendita di un’opera di ingegno (un libro, un disco musicale, una app) mi arrivano senza che io faccia quasi niente ad esclusione di un po’ di promozione quando serve, ma è evidente che realizzare quelle opere mi ha portato via tempo ed energie.

Come vedi, queste entrate diventano passive ma non nascono tali.

Il fatto che il flusso di cassa non si interrompa, fa sì che per mezzo delle entrate passive sia più facile raggiungere la libertà finanziaria.

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Che cosa accomuna le entrate passive a quelle attive?

C’è un punto di contatto molto importante tra le entrate passive e quelle attive; un aspetto che ti aiuterà a capire se intorno all’idea che ti frulla per la testa da qualche tempo, potrai ricavarci un reddito passivo.

Che siano attivi o passivi, i redditi si ottengono dando qualche cosa in cambio; qualcosa della quale la gente ha bisogno.

Produrre sedie risponde a un bisogno, e genera un’entrata attiva per il proprietario della fabbrica, per chi ci lavora e per chi le vende.

Scrivere una guida su come si costruisce la sedia perfetta, può dare luogo ad un’entrata passiva se progettisti e produttori di sedie ritengono che valga la pena acquistarla.

reddito passivo

Produrre sedie alte due metri, non soltanto ti negherà delle entrate attive, ma ti porterà anche dritto al fallimento.

Scrivere una guida sull’importanza di avere sedie alte due metri, non ti darà alcuna entrata passiva. Dove stanno, infatti, i giganti che vi si potrebbero accomodare?

Questi esempi molto banali mi sono serviti per dirti che un reddito, che sia attivo o passivo, deve nascere e svilupparsi come risposta ad un bisogno o per risolvere un problema; in pratica, deve avere mercato.

Trasforma le tue passioni in entrate passive

È possibile trasformare una passione in reddito passivo?

La risposta più corretta a questa domanda è senza ombra di dubbio: Nì.

Alla luce di quanto detto sopra, infatti, se la tua passione risponde a un bisogno o risolve un problema, la risposta non può che essere sì.

Se, al contrario, la tua passione non può in alcun modo dare qualcosa agli altri o rispondere a delle necessità, mi spiace ma non potrai mai farla diventare una entrata passiva.

Un investimento può definirsi reddito passivo?

Certo che sì. Un investimento che genera profitti e/o dividendi è certamente un reddito passivo.

Richiede impegno per essere costruito, ma una volta a regime è in grado di offrirti delle entrate automatiche senza che tu debba fare quasi niente. Il “quasi” è dovuto al fatto che di tanto in tanto dovrai spenderci qualche minuto per sincerarti che tutto proceda nel modo più appropriato e per valutare eventuali ribilanciamenti.

Ricapitoliamo

  • Le entrate passive sono estremamente vantaggiose se si vuole perseguire l’indipendenza economica.
  • Nessun reddito nasce passivo ma lo diventa solo dopo una fase di costruzione che implica un investimento in termini di tempo, energie e talvolta di denaro.
  • Non si possono sviluppare entrate passive su una cosa qualunque, ma soltanto su cose che risolvono problemi alle persone (o delle aziende).

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3 risposte a "Reddito passivo tra mito e realtà"

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