Chiunque si avvicini al mondo degli investimenti, presto o tardi si imbatte negli indici di mercato e i benchmark.
Che cosa sono e a che cosa servono gli indici di mercato e i benchmark?
Vediamolo insieme.
Indici di mercato
Gli indici di mercato rappresentano il livello di prezzo medio di un particolare asset class. Le variazioni di prezzo degli indici esprimono la performance media dei titoli che lo compongono.
L’indice S&P500, tanto per fare un esempio classico, rappresenta la performance delle azioni americane a maggiore capitalizzazione. Si può utilizzare lo S&P500 come benchmark per valutare le prestazioni dei fondi che investono nelle asset class di azioni americane a maggiore capitalizzazione.
I benchmark
I benchmark non sono altro che una pietra di paragone, un riferimento comunemente accettato dalla comunità finanziaria per confrontare e quindi valutare le prestazioni di un titolo, di un fondo o di un mercato.
Tornado allo S&P500, questo oltre ad essere l’indice di mercato più famoso al mondo, viene utilizzato anche come benchmark per valutare le prestazioni dei fondi che investono nelle asset class di azioni americane a maggiore capitalizzazione.
In buona sostanza, l’investitore che opera compra e vende titoli USA ad alta capitalizzazione, a fine anno vorrà confrontare il suo rendimento con quello dello S&P500. Ha fatto meglio o peggio del benchmark?
Se ha fatto peggio si pentirà di non aver semplicemente in vestito in un ETF Indice che replicasse lo S&P500; se invece ha fatto meglio potrà complimentarsi con se stesso per l’eccellente risultato conseguito (se manterrà i piedi per terra è probabile che riuscirà ad ottenere risultati simili che negli anni a venire, se si monterà la testa quasi certamente perderà tutto il vantaggio conseguito per eccesso di sicurezza. Sotto questo aspetto il mercato non perdona!).
Che cosa sono gli indici di mercato e i benchmark?
Abbiamo visto a grandi linee che cosa sono gli indici di mercato e i benchmark e che tutti gli indici vengono anche usati come benchmark.
Di indici ne esistono una miriade – in realtà ogni singolo investitore se ne potrebbe costruire uno -, tuttavia i più importanti sono quelli che vengono utilizzati come riferimenti per i mercati nazionali e globali.
Il Dow Jones, il DAX, il FTSE 100 o il nostro FTSE MIB sono rispettivamente gli indici più utilizzati per valutare le performance o lo stato di salute dei mercati USA, tedesco, britannico e italiano.
Quando, invece, si vuole capire come stiano andando i mercati globali, ci si rivolge agli indici MSCI e FTSE All-World (questi ultimi, sono indici molto utilizzati da chi imposta un piano di accumulo).
Come nascono gli indici di mercato?
Gli indici di mercato nascono dall’esigenza di raggruppare delle asset class che abbiano caratteristiche comuni in modo da poterne valutare le performance e confrontare queste ultime con i risultati dei singoli titoli, dei fondo o ETF e dei singoli investitori – istituzionali o retail che siano.
I più famosi indici di mercato, ovvero quelli che più di ogni altro vengono utilizzati anche come benchmark, vengono forniti e pubblicizzati da diverse organizzazioni.
Tanto per fare qualche esempio:
- S&P e Dow Jones da editori di dati finanziari;
- Russell e Wilshire da consulenti finanziari;
- MSCI da una banca (Morgan Stanley);
- FTSE da una società ora indipendente ma nata da una joint venture tra la borsa di Londra e il quotidiano Financial Times.
Alcune di queste società, come ad esempio MSCI e S&P Global, sono esse stesse quotate in borsa e ottengono a che delle ottime performance. Lo scorso luglio, un articolo pubblicato da Barron’s spiegava le ragioni per le quali comprare questi due titoli sarebbe stato un buon investimento.
Quali sono i più importanti indici di mercato – benchmark?
Senza la pretesa di voler essere esaustivo, ti faccio un elenco dei più importanti indici di mercato e benchmark.
- S&P500 —> raggruppa le 500 aziende quotate in USA con la più grande capitalizzazione di mercato.
- Dow Jones 30 —> include le 30 aziende USA ad alta capitalizzazione ponderate in base al loro prezzo.
- Nasdaq 100 —> raggruppa le 100 maggiori aziende USA non finanziarie.
- Russell 3000 —> racchiude le 3000 maggiori aziende USA per capitalizzazione.
- Wilshire 5000 —> include l’intero mercato USA ponderato per capitalizzazione. Al 31/12/19 incorporava 3473 aziende.
- Euro Stoxx 50 —> raggruppa le 50 più grandi aziende dei Paesi dell’euro-zona.
- DAX 30 —> ne fanno parte le 30 maggiori aziende quotate a Francoforte.
- FTSE 100 —> racchiude le 100 maggiori società quotate a Londra.
- CAC 40 —> raggruppa le 400 maggiori aziende quotate a Parigi.
- IBEX 35 —> include le 35 maggiori aziende quotate a Madrid.
- FTSE MIB —> racchiude le maggiori 40 aziende quotate a Milano.
- Nikkei 225 –> ne fanno parte i 225 maggiori titoli quotati a Tokyo.
- S&P/ASX 200 –> raggruppa le 200 maggiori aziende quotate a Sidney
- FTSE China 50 —> include le 50 maggiori aziende delle borse di Shanghai e Shenzhen.
- MSCI World —> racchiude le maggiori aziende dei 23 Paesi sviluppati.
- MSCI EM —> ingloba le maggiori aziende dei 26 Paesi Emergenti.
- MSCI ACWI —> Include le maggiori aziende dei Paesi Sviluppati + quelle dei Paesi Emergenti.
- FTSE All-World —> raggruppa oltre 3000 aziende di 47 Paesi tra Sviluppati ed Emergenti.
- Bloomberg Barclays US Aggregate Bond —> include le migliori obbligazioni investment grad negoziate in USA.
Perché è importante per le aziende essere incluse negli indici più importanti
Per le aziende è molto importante essere incluse negli indici più popolari, tanto è vero che sono disposte a pagare pur di farne parte.
Questo è il business delle società che forniscono gli indici di mercato e i benchmark. Società come MSCI e S&P Global a cui ho accennato qualche paragrafo fa.

Recentemente ha destano un certo scalpore nell’ambiente finanziario l’esclusione di Tesla dallo Standard and Poor’s 500. Si è trattato di un duro colpo per Elon Musk – puoi leggerne di più in questo articolo pubblicato da Repubblica.
Essere inglobate all’interno di un indice di mercato importante fa in modo che tutti quegli investitori – istituzionali o privati – che acquistano quote di ETF che replicano quegli stessi indici, in realtà comprino anche quote di quelle aziende.
Prendendo il caso Tesla come esempio, se la creata di Musk fosse riuscita ad entrare nello S&P500, tutti coloro che da quel momento in avanti avessero investito in un ETF Indice che replicava l’indice (come ad esempio il Vanguard S&P500 UCITS (ISIN: IE00B3XXRP09), avrebbero investito automaticamente anche in Tesla.
Cosa che, invece, non accadrà a causa di quella dolorosa esclusione.
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