Lo schema Ponzi che fece 2000 morti vide la luce e provocò gli irreparabili danni nell’Albania degli anni ’90.
Gli schemi Ponzi sono dei castelli di carte pronti a crollare non appena un discreto numero di “investitori” sente puzza di bruciato e inizia a chiedere indietro i soldi.
Ho già scritto un articolo per spiegare come “funzionano” e su come difenderti dagli schemi Ponzi.
In questo articolo, invece, ti voglio parlare dello schema Ponzi che fece 2000 morti!
Non è un titolo sensazionalistico per attirare l’attenzione: purtroppo descrive esattamente la verità.
Albania, primi anni ’90
L’Albania era stata governata da un regime che si rifaceva allo stanilismo per cinquant’anni. Dopo lo sgretolamento del blocco sovietico che ebbe il suo apogeo nel crollo del muro di Berlino, anche in Albania le cose non potevano che cambiare.
Nel 1991 il paese fu attraversato da proteste sempre più partecipati e difficili da controllare per il regime. Grazie a tale mobilitazione generale – guidata dagli studenti -, furono indette le elezioni democratiche per mezzo delle quali i cittadini albanesi elessero Sali Berisha a loro presidente.
Ai tempi, le condizioni economiche dell’Albania non erano migliori di tutti i Paesi che avevano vissuto per decenni sotto l’ala protettiva della fu Unione Sovietica.
Miseria diffusa e spaesamento delle persone che avevano perso i riferimenti con i quali erano cresciuti.
Terreno fertile per un mega schema Ponzi
Lo schema Ponzi che fece 2000 morti aveva in quegli anni terreno fertile su cui nascere e prosperare.
Come è facile da intuire, all’epoca in Albania c’erano tre banche statali che avevano in pancia il 90% dei risparmi dell’intera popolazione. Questi tre istituti offrivano redimenti praticamente nulli – mentre l’inflazione galoppava – ed erogavano prestiti con enorme difficoltà.
In un tale contesto, c’era una vera e propria voragine che le banche private avrebbero potuto riempire.
Lo schema Ponzi che fece 2000 morti!
Lo schema Ponzi che fece 2000 morti stava per vedere la luce.
Una delle poche e piccolissime banche private era la Vefa Holding. Vehbi Alimucaj aveva fondato la holding con appena 700 dollari ma, nonostante questo, poco tempo dopo possedeva numerosi immobili tra i quali alberghi e ristoranti e, tanto per non farsi mancare nulla, finanziò la campagna elettorale di Berisha.
Come aveva fatto il nostro a passare da pochi spicci a milioni e milioni di dollari? Semplice, offrendo tassi di interesse elevatissimi!
In quel periodo altre banche private seguirono le orme della Vefa Holding e i rendimenti crescevano in doppia cifra mensile!
In Albania ci fu una vera e propria corsa all’investimento, con cittadini che vendevano la propria casa per investire i proventi in queste galline dalle uova d’oro.
La popolazione albanese non possedeva una adeguata educazione finanziaria e nonfu in grado di rendersi conto che quegli interessi erano insostenibili, soprattutto perché dietro non vi era un business concreto, in grado di generare profitti. Si trattava di un castello di carte, di uno schema Ponzi!
La fine del sogno chiamato schema Ponzi albanese
Il Fondo Monetario Internazionale avvisò il governo albanese su quanto stava capitando ma quest’ultimo fece orecchie da mercante. Anzi, dato che veniva foraggiato dalle banche private, accusò il FMI di portare avanti una campagna per screditare le più importanti aziende albanesi.
Il 19 novembre 1996, Sude – una di queste società – dichiarò di non poter pagare i propri debiti e a gennaio fu costretta a dichiarare bancarotta.
Quello fu l’innesco dell’effetto domino. Infatti, solo dieci giorni dopo anche Xhafferi e Populli dichiararono bancarotta a loro volta.
Circa 2 milioni di persone (sui 3,5 dell’intera popolazione) persero in tutto o in parte i propri risparmi mentre il governo continuava a far finta di niente e si rifiutò di mettere in campo una qualche misura che risarcisse i propri, sprovveduti cittadini.
Paese nel caos, lo schema Ponzi fece 2000 morti!
La situazione nel Paese peggiorava giorno dopo giorno. La disperazione della gente diventava sempre più incontrollabile e ben presto i più esagitati (o disperati) riuscirono ad impossessarsi delle armi (diligentemente stipate durante gli anni del regime).
Il presidente Berisha fu costretto a dimettersi. A giugno si tennero nuove elezioni ma la rabbia e i disordini non cessarono tanto presto.
Nei numerosissimi episodi di guerriglia urbana persero la vita 2000 persone, e tantissime altre fuggirono dal Paese in fiamme salendo a bordo di quelle carrette del mare che divennero argomento centrale di tutti i nostri TG.
Investire sì, ma con giudizio
Sfruttando tutto quel disordine, la criminalità organizzata prese ben preso il potere, obbligando l’impotente governo a chiedere aiuto all’ONU.
Quando l’Albania fu finalmente pacificata, si stima che i morti furono 6500 e il danno economico di circa 5 miliardi di dollari.
Somma straordinariamente elevata, se si pensa nel il PIL albanese del 1996 era stato di “soli” 3 miliardi!
La vicenda dello schema Ponzi che fece 2000 morti è emblematica e deve servire da monito per tutti.
Sebbene investire sia necessario per migliorare le proprie condizioni finanziarie, farlo in modo sconsiderato, facendosi guidare dall’avidità dei guadagni facili, può portarti alla rovina.
Quindi, mi raccomando, fai attenzione!
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